I poeti e le stelle: Tasso, Leopardi, Pascoli, Rilke, Ungaretti

stelle

TORQUATO TASSO, QUAL RUGIADA O QUAL PIANTO

Qual rugiada o qual pianto
quai lagrime eran quelle
che sparger vidi dal notturno manto
e dal candido volto de le stelle?
E perché seminò la bianca luna
di cristalline stelle un puro nembo
e l’erba fresca in grembo?
Perché ne l’aria bruna
s’udian, quasi dolendo, intorno intorno
gir l’aure insino al giorno?
Fur segni forse de la tua partita,
vita de la mia vita?

GIACOMO LEOPARDI, CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELL’ASIA (vv. 84-98)

E quando miro in cielo arder le stelle;
dico fra me pensando:
a che tante facelle?
Che fa l’aria infinita, e quel profondo
infinito seren? che vuol dir questa
solitudine immensa? ed io che sono?
Così meco ragiono: e della stanza
smisurata e superba,
e dell’innumerabile famiglia;
poi di tanto adoprar, di tanti moti
d’ogni celeste, ogni terrena cosa,
girando senza posa,
per tornar sempre là donde son mosse;
uso alcuno, alcun frutto
indovinar non so.

GIOVANNI PASCOLI, LA VERTIGINE (vv. 29-43)

Oh! se la notte, almeno lei, non fosse!
Qual freddo orrore pendere su quelle
lontane, fredde, bianche azzurre e rosse,

su quell’immenso baratro di stelle,
sopra quei gruppi, sopra quelli ammassi,
quel seminìo, quel polverìo di stelle!

Su quell’immenso baratro tu passi
correndo, o Terra, e non sei mai trascorsa,
con noi pendenti, in grande oblìo, dai sassi.

Io veglio. In cuor mi venta la tua corsa.
Veglio. Mi fissa di laggiù coi tondi
occhi, tutta la notte, la Grande Orsa:

se mi si svella, se mi si sprofondi
l’essere, tutto l’essere, in quel mare
d’astri, in quel cupo vortice di mondi!

RAINER MARIA RILKE, LE PRIME STELLE

Ardono i vetri sulla casa muta.
Tutto il giardino è un olezzar di rose
Alta distende sull’etere fermo,
tra i larghi abissi delle nubi bianche,
l’ali, la Sera.

Una squilla si versa sulle aiuole,
limpida voce di mondi celesti.
Furtiva, sulle pallide betulle
colme di sussurrìi, veggo la Notte
che accende lenta nello scialbo azzurro
le prime stelle.

(traduzione di Vincenzo Errante)

GIUSEPPE UNGARETTI, STELLA

Stella, mia unica stella,
nella povertà della notte, sola,
per me, solo, rifulgi,
ma, per me, stella
che mai non finirai d’illuminare,
un tempo ti è concesso troppo breve,
mi elargisci una luce
che la disperazione in me
non fa che acuire.

5 pensieri riguardo “I poeti e le stelle: Tasso, Leopardi, Pascoli, Rilke, Ungaretti

  1. DUONASERA, AMO KE STESSE COSE ANCHE PERCHE’ SONO IPOVEDENTE, IERI DOMENICA GO TRASCORSO L’INTERO POMERIGGIO TRA POESIE, CANZONI, MUSICA CLASSICA E DANZE POPOLARARI (OVVIAMENTE GUARDANDO I VIDEO ) MA LE ASSICURO, QUANDO E’ SCESA LA NOTTE MI E’ SEMBRATO DI AVER ASSISTITO DAL VERO. DISTINTAMENTE LA SALUTO E LA RINGRAZIO

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  2. propongo una poesia tradotta da me del poeta ceco-moravo Otokar Brezina (1868-1929)
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    Si stanno spegnendo migliaia di stelle

    Si stanno spegnendo migliaia di stelle, come granelli
    infuocati dell’incenso,
    che d’un tratto l’incensiere sparse per lo spazio,
    e il profumo avvolse i pallidi volti degli angeli,
    ma ascoltiamo l’angoscia della voce nel loro inno:
    per l’amore verso di noi hanno tremato! Il giorno si avvicina,
    e noi siamo impreparati!
    La rivolta delira sulle nostre strade! Ecco, le campane
    suonano spaurite,
    e non vediamo ancora gli incendi! Soltanto uccelli veggenti,
    come nere costellazioni ruotano su di noi.
    Vediamo la nostra città assediata da milioni di venienti.
    E da secoli ne accorrono sempre di nuovi. Perché piangete?
    E perché cadono le rose
    dalla mano degli amanti, per timore? I nostri fratelli
    non sono vittoriosi
    e non è con nostro padre colui che dona la vittoria?
    Ciò che noi costruivamo dalle pietre nere della Geenna sotterranea,
    che vada in rovina! Gli occhi dei profeti hanno visto
    la città più bella che è nostra. E piangevano sangue
    nelle estasi degli occhi col fumo dei loro fuochi futuri!
    La terra è abbastanza profonda per le tombe di corpi innumerevoli,
    ma tutto l’universo non basta all’entusiasmo delle anime,
    i mondi sono fioriti.
    Sono smaniosi di costruire candidi soli come dal marmo,
    e l’istante della loro gioia
    vogliono inarcare come il cielo nell’eternità, su di loro!
    Aprite le porte! Che cantino le vergini inghirlandate!
    E ai più lontani inviate messaggi d’amore come i colombi!
    Si riposeranno sui cuori dei fratelli
    e troveranno la propria strada verso la casa mistica,
    per l’infinito,
    dove sarà letta la loro scrittura occulta.
    Che danzino davanti a noi le fiamme nelle strade incendiate,
    come i prigionieri durante il trionfo! Imprigioniamo le
    forze del male con una catena magica.
    E costringiamo la terra a fiorire, come non è ancora fiorita,
    e andremo persino tra le rose per andare incontro all’immortalità.

    (dalla raccolta: I costruttori del tempio, 1899
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